lunedì 24 marzo 2014

A Leonardo DiCaprio: GATSBY, IL GRANDE ILLUSO - Recensione de "Il Grande Gatsby" di F.S. Fitzgerald (con la partecipazione di Sean Penn e Sara Tommasi)


Ciao Leonardo


prima di cominciare a leggere il romanzo di Francis Scott Fitzgerald m’immaginavo Gatsby come l’ombelico del mondo, un uomo che facesse girare il destino a proprio piacimento, con una personalità superiore alla media, insomma… un uomo che non si sarebbe mai fatto ferire da una donna, dalla cattiveria o più semplicemente dalla realtà.

Invece, man mano che le parole mi scorrevano davanti agli occhi scoprivo in Gatsby un’ingenuità quasi infantile, avevo davanti a me un uomo fragile, circondato da un deserto di solitudine nonostante le centinaia di persone che frequentavano la sua meravigliosa villa, indifeso di fronte alle ondate della vita ma incosciente di tutto ciò perché nulla importava se non la realizzazione del proprio sogno.

Ecco l’unica grandezza che percepivo in Jay Gatsby: la sua ostinata e quasi commovente fermezza nel voler raggiungere il proprio scopo, il proprio sogno che aveva un nome solo:
Daisy.

Daisy, che non meritava nulla di quel meraviglioso castello di utopie che Gatsby, per 5 lunghi anni, le aveva costruito attorno. Daisy che, nella scena madre dell’incontro a 3 con lo stesso Gatsby e Tom Buchanan (il marito di lei), mi ha ricordato Sara Tommasi nei suoi peggiori stati confusionali.



Più volte Gatsby mi ha ricordato lo sguardo triste dello Sean Penn di “This must be the place”: lo sbaglio che spesso si fa nel giudicare chi ha raggiunto una certa fama, è quello di idealizzarlo come una persona immune alla quotidianità, quasi invincibile, ma una volta conosciuto meglio si entra in una palude d’insicurezze e di complessi che a primo acchito sorprendono perché stridono con l’immagine che gli si era disegnato addosso. 
Credo che Nick Carraway abbia potuto provare le mie stesse sensazioni nel conoscere l'intimo di Gatsby.
 


Oh Leo, che grande errore ha commesso Gatsby!
Gatsby il grande illuso, pazzo d’amore, una follia vana, architetto di realtà inesistenti: 
l'amore di Daisy per lui. 
Gatsby che rincorre l’inutile speranza di ricucire alla perfezione un passato lontano a un presente che di quel passato ha solo una lontana eco.

Il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni” cantava il Grande Francesco Guccini in quella splendida poesia che è “Lettera”, e quelle stagioni non torneranno mai più, la storia d'amore di un tempo resterà per sempre un ricordo, per di più sfregiato dallo sguardo prima confuso e poi indifferente e stolto di Daisy.



C’è qualcosa di romantico, disperato e tragico in Gatsby che da povero e di umili origioni diventa il Grande Gatsby, un uomo scaltro negli affari (più o meno loschi) e ricchissimo, solo per rincorrere un’illusione; un uomo che diventa l’ombelico mondano di West Egg solo per amore di una donna che lui e solo lui crede ancora legata al loro fugace amore vecchio di un lustro, un'eternità per la vorace fame di essere amata di cui Daisy è succube. 

 …insomma Leo, in Italia abbiamo un modo molto terra terra e volgare per riassumere tutto questo in una solo frase ma che rende l'idea alla perfezione: 
“Tira più un pelo di fXXa* che un carro di buoi” (A hair of pussy pulls more than an oxcart)
… e pensa… su queste popolane parole quel genio della letteratura che è stato Fitzgerald ci ha scritto su un capolavoro immortale… mentre tu ci hai fatto un film che purtroppo non ho ancora avuto il piacere di vedere ma, ora che ho letto il libro, m’incuriosisce molto.

Ti abbraccio Leo
e sappi che ti reputo uno degli attori migliori del mondo e non c’è bisogno di nessun Premio Oscar per dimostrarlo.

K


*il BIP è d'obbligo in italiano, invece in inglese fa meno scandalo.

Leonardo Di Caprio nei panni di Jay Gatsby

Tobey Meguire nei panni di Nick Carraway

Francis Scott Fitzgerald

L'omaggio di Woody Allen a Fitzgerald nel meraviglioso "Midnight in Paris"



Leonardo, ecco Sara Tommasi... un giorno ti spiegherò, ma pare che ora stia un po' meglio. 



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