giovedì 4 settembre 2014

"Muchacha" di Anna Tantangelo e di Kekko dei Modà: la musica trash al potere (ma io non c'entro!)

Mezzanotte quasi l'una:
da lì a poche ore avrei dovuto prendere l'aereo che mi avrebbe riportato a casa così, mentre la suadente Catania brulicava entusiasta di vita notturna, io, facevo rientro in hotel.
Purtroppo “Demoni” di Cristopher Moore, il libro che stavo leggendo, era seppellito dentro la valigia grande già pronta per essere imbarcata e, per un anomala notte, facevo zapping in Tv. Fra una televendita di tappeti e una serie tv d'annata sono capitato sul canale digitale di Radio Italia. Proprio in quell'istante era appena iniziato il video di “Muchacha” la nuova canzone di Anna Tatangelo, la compagna di Gigi D'Alessio che è più piccola del figlio di Gigi ma sembra la madre... di Gigi:



per un inspiegabile attacco di curiosità perversa ho scelto di ascoltare la canzone e vedere il video fino alla fine. Forse volevo oltrepassare il muro dei miei pregiudizi (che mi spingono a pensare che è meglio se Anna Tatangelo faccia la casalinga), forse volevo dare un'altra possibilità alla musica pop italiana di questo inizio millennio ma comunque... non ho cambiato canale e...



...oh me tapino! Oh me sventurato... che scelta scellerata! Ciò che stavo ascoltando era una canzone di una bruttezza imbarazzante, nemmeno tanto orecchiabile, sembrava un tentativo miseramente fallito di emulare "La strega" di Vasco Rossi, con un video perfetto per un quattordicenne impegnato a battere il record di masturbazione giornaliero osservando il mezzo seno della Tatangelo che s'intravvede dalla scollatura laterale della canottiera... 

ciò che stavo ascoltando era un testo con parole di una semplicità puerile che in confronto una canzone degli indimenticati Bee Hive sembra scritta da De Andrè:
Io sono una muchacha troppo sexy,
che ama ballare senza trucco e tacchi,
ma anche i playboy che fanno tanto i dritti,
poi si innamorano di me
Perché...
Io sono una muchacha troppo sexy
che non da troppa confidenza ai maschi
Amo ballare sempre fino a tardi
E far l'amore con il mar...
Solo poco tempo dopo ho saputo che quel testo (che in verità credevo scritto dal quattordicenne onanista di cui sopra) era opera di Checco Silvestre dei Modà... e tutto è stato ancora più chiaro:



Silvestre, novello Mogol, si prodiga a distribuire il frutto della sua ispirazione (e della disperazione degli amanti della musica e della poesia) a chiunque abbia un minimo di voce... ma purtroppo per lui Mogol è il simbolo di un periodo di altissimo livello per la musica italiana, durante il quale un artista era un grande artista perché aveva grande talento, mentre Silvestre è il simbolo del buco nero nel quale la musica italiana si è infilata e dal quale non riesce più a emergere, durante il quale un artista è un grande artista solo se fa grandi incassi... abbia o non abbia talento.


Ma cosa mi aspettavo? Il pop italiano ormai agonizza sommerso da quintali di alessandreamorose, emmemarroni e altri spermatozoi defilippiani e io volevo affidare le ultime speranze ad Anna Tatangelo? 
Certo che no... volevo solo toccare con timpano cosa viene ascoltato 2 milioni di volte su Youtube e quindi conoscere il livello di agonia con le mie orecchie...
avevo davanti a me la musica trash, spazzatura, al potere e se sto scrivendo questo post e perché fra 20 anni, quando si calcoleranno i danni culturali causati da questo periodo musicale, io potrò dire "io non c'entro e ho la prova!".

Povera Italia” ho sospirato una volta terminato il video di "Muchacha". 
Ho spento la tv. 
Ho aperto e disfatto la valigia grande in cerca del romanzo di Moore, ho allontanato il più possibile il malumore artistico che la canzone dell'artisticamente nefasto binomio Tatangelo-Silvestre stava evocando in me e mi sono immerso nella felice lettura fra le pagine di “Demoni”fino a Pine Cove, Ben Sure, California...



...intanto per le strade di Catania si brindava nella calda fine di Agosto.

K




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