domenica 29 marzo 2015

"Torneranno i prati" il capolavoro di Ermanno Olmi a 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale (di Claudio Villanova)


Di fronte alla bellezza è impossibile rimanere indifferenti, qualcosa dentro di noi si muove e niente sembra più come prima.

Dopo aver visto "Torneranno i prati", con Claudio Santamaria fra i protagonisti,  si ha la sensazione di aver vissuto un'esperienza che infiamma tutti i nostri sensi fino a lasciarci con le lacrime agli occhi, consapevoli di aver assistito a qualcosa di bello e terribile allo stesso tempo, qualcosa di sublime.


Se la guerra ormai è diventata una convenzione, un argomento da cui trarre idee per girare dei film che raccontino storie di eroi e di avventure spettacolari, qui il rapporto si inverte: 
non è la guerra in funzione della macchina cinematografica, ma è il cinema che si mette in secondo piano rispetto al racconto di un evento catastrofico, che non ha niente di straordinario o di eroico da narrare, ma allo stesso tempo deve essere descritto affinché la storia di quegli uomini non vada dispersa dalla nostra memoria.

Con questi presupposti Ermanno Olmi, uno regista del quale è un onore esserne contemporanei, gira il suo film sulla Prima Guerra Mondiale mostrandoci una giornata in un avamposto d'alta quota, dove un gruppo di soldati combatte vicino ad una trincea austriaca.
Non ci sono combattimenti, non ci sono gesta eroiche, non ci sono i dialoghi da grandi patrioti, non c'è nulla di tutto questo, la vera protagonista del film è l'attesa, alimentata dai silenzi, accompagnati costantemente dai rumori delle bombe che sembra suonino come campane a morte. 


Olmi istruisce Santamaria e Formichetti


E' un film che non ha ritmo, si potrebbe dire che è anticinematografico, ma attraverso la sua lentezza restituisce tutta la drammaticità della monotonia delle giornate in trincea, nelle quali si combatte un nemico invisibile, con la costante angoscia che da un momento all'altro può incombere la morte a causa di un attacco di mortaio.

La fotografia è completamente desaturata, quasi un bianco e nero, che nella sua freddezza è capace di ritrarre i volti anonimi e distrutti dei militari, che non trovano neanche più l'umanità per cantare una canzone sotto la luna.




Nonostante l'intero film goda di una tecnica superlativa, che va dalle ottime inquadrature al saggio uso di una bellissima colonna sonora  ad opera di Paolo Fresu, non rischia mai di essere retorico, né si fregia di orpelli, ma, nella sua essenzialità, ogni scelta stilistica è funzionale al racconto e così quest'opera riesce a graffiare profondamente l'animo dello spettatore.

A un certo punto del film un militare si rivolge a noi ascoltatori e ci dice che "di quel che c'è stato qui non si vedrà più niente, e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero",
invece, a cento anni da La Grande Guerra, Ermanno Olmi cerca di allontanare questo rischio, dando voce a chi subiva gli ordini dei grandi burattinai, burattini a loro volta, chiusi nei loro studi che facevano la Storia del tutto indifferenti al mondo reale.

La scena dell'attacco di mortaio nel silenzio più totale e il monologo finale, con quegli occhi pieni di lacrime, ti smembrano dalla realtà odierna lasciandoti lì, solo nell'immensità impassibile dell'Universo, essere umano fra gli esseri umani in balia della Storia.... la Nostra Storia!


Voto 9  semplicemente IMPERDIBILE!


"Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buonasera e buonanotte"

C.V.


NOTE DI K

Mentre leggevo questa bella recensione di Claudio mi è venuta voglia di ricordare un altro indimenticabile film dedicato alla Prima Guerra Mondiale, "La grande guerra" di Mario Monicelli con Alberto Sordi e Vittorio Gassman...

Pèerché nessuno dimentichi la follia della Prima Guerra Mondiale che causò più di 17 MILIONI DI MORTI (e della guerra in generale)

K


Tra finzione e realtà
 http://www.memorieditalia.it/














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