giovedì 14 luglio 2016

"La ferocia" di Nicola Lagioia: vincere il "Premio Strega" crea aspettative... purtroppo!


Una donna nuda cammina di notte in mezzo alla provinciale che collega Bari a Taranto. E' insanguinata, sembra allucinata. Chi è? Perché è lì?
Lei è Clara, bellissima, magnetica, figlia di una delle famiglie più ricche e influenti di Bari. Clara è morta e il suo decesso verrà fatto passare per suicidio. Come mai?
Ecco un'altra domanda intrigante che si aggiunge alle precedenti.

E' l'incipit de "La  Ferocia" di Nicola Lagioia che nel 2015 ha vinto il "Premio Strega"...
Interessante vero? Invece tale non è:
per più di un quarto di libro (fino a pagina 120 circa) sembra di leggere un'eterna introduzione, una serie infinita di presentazioni di nuovi... che se avessi voluto leggere un libro di racconti avrei letto... un libro di racconti, appunto!
Come se non bastasse, finita l'introduzione, parte un interminabile flashback d'amore fraterno fra Clara e Michele, uno dei suoi fratelli minori, ma è subito chiaro che Michele non sia molto stabile psicologicamente e che il rapporto con (quella gnocca di) sua sorella Clara è morboso... quindi gran parte delle pagine appaiono più che superflue.

Verso la fine, però, (quando entra in scena il giornalista Danilo Sangirardi) diventa quasi entusiasmante e il "quasi è d'obbligo" perché poi il romanzo termina, per di più in un finale che lascia la storia sospesa.
(tipo eiaculazione precoce dopo un esasperante corteggiamento).

Nicola Lagioia scrive davvero bene... ma sembra una scrittura al limite dell'autocompiacimento:
ogni capitolo inizia senza specificare il protagonista, se non un paio di decine di righe dopo,vezzo che alla lunga diventa piuttosto irritante. (“Di chi cazzo starà parlando 'sta volta?!” ci si chiede invece di apprezzare la lettura);

ci sono parecchie descrizioni prolisse (che forse piaceranno molto a De Cataldo e a chi lo ha elogiato in quarta di copertina), e che godono del nostro perdono se contenute ne "Il pendolo di Focault" di Eco invece... Lagioia non è Eco e quindi "Sì ho capito Nicola sei molto bravo nelle descrizioni... però taglia eh?!"

...ma è pagina 79 (edizione Einaudi 2014 e 2016), dove Lagioia sembra dare il meglio dell'autocompiacimento riuscendo a cambiare contesto e tempo narrativo senza che il lettore se ne accorga:

"(...)Dal sedile di dietro il ragazzino puntava il vuoto con tanta intensità che Pascucci ebbe paura di essere lui a non vedere qualcosa di evidente. Sentì vibrare il telefonino. Ordinò il terzo Negroni nel bar di via Crisanzio (…)"
queste tre righe iniziano in auto molti anni prima e finiscono nel presente narrativo, in un bar a cui, però, non si fa nessun riferimento in precedenza, così... all'improvviso!



...ma Lagioia fa di meglio poche righe dopo, dove il tempo e lo spazio  cambiano ad ogni frase... che può essere anche stilisticamente apprezzabile (ancor di più in una poesia) ma non dopo che mi hai costretto a tornare a leggere le pagine precedenti per cercare un cazzo di bar col timore di non essere stato attento nella lettura (già noiosa di suo).


Vincere premi comporta delle grandi responsabilità, crea aspettative e quindi è normale attendersi un libro entusiasmante invece, non me ne voglia lo scrittore barese, a metà libro più che "Lagioia" avevo "Lanoia di leggere", 
e iniziavo a pormi il dubbio che al "Premio Strega" si fossero sbagliati oppure che, "Il Premio Strega", si assegni... 
un tanto al chilo!

Come ogni libro che non mi piace io consiglio di leggerlo perché, al netto delle mie critiche, qualche spunto interessante permane e soprattutto per aver un confronto e per sapere se sono stato io a non averlo capito o averlo letto nel momento sbagliato.

Buona lettura quindi

K

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